Storia

Nel 2020 abbiamo affidato alla ricerca la missione di ricostituire la storia delle collezioni un tempo ospitate presso Palazzo Vendramin Grimani e delle illustri famiglie che l’hanno abitato.

I protagonisti

La storia del palazzo – collocato nella contrada di San Polo e affacciato sul Canal Grande, a mezza via fra il ponte di Rialto e la volta de Canal – si intreccia con le genealogie delle nobili famiglie veneziane dei Vendramin e dei Grimani.

Atlante di Venezia
La forma della città in scala 1:1000 nel fotopiano e nella carta numerica, 1989, tav. 86, particolare dell’area ove insiste palazzo Vendramin Grimani.
Antonio Canal, detto il Canaletto
Veduta dal Canal Grande verso i palazzi Cappello Layard, Vendramin Grimani, Querini Dubois e Bernardo, disegno, in Quaderno di Canaletto. Venezia, Gallerie dell’Accademia.
Marco Barbaro
Albero genealogico della famiglia Grimani dell’Albero d’Oro. Venezia Archivio di Stato, Miscellanea Codici Storia Veneta, p. 155, particolare.

Nel 1449 Andrea e Luca Vendramin acquistarono una casa fondaco, di forme bizantine, situata nella contrada di San Polo e affacciata sul Canal Grande. Nel 1452 i due fratelli si divisero le proprietà lasciando la casa ad Andrea, che diverrà doge nel 1476. Alla sua morte, avvenuta nel 1478, l’edificio passava in proprietà ai figli Alvise e Paolo, che nel 1484 spartirono l’eredità paterna e in quel caso l’immobile spettò al primo. Nel 1491, alla morte di Alvise, la casa andò al figlio di quest’ultimo, Giovanni, che nel 1497 sposava Cecilia Malipiero. Intorno al 1500 iniziarono i lavori alla facciata che potranno dirsi conclusi nel 1513, allorché Giovanni moriva prematuramente. Da quel momento la fabbrica assumeva la facies rinascimentale che possiamo ammirare ancora oggi.

I Grimani entrarono nella storia dell’edificio nel 1517 con il matrimonio fra Antonio di Girolamo, del ramo di San Polo detto Brozza (poi dei Servi), ed Elisabetta Vendramin di Giovanni (da Santa Fosca, nipote del doge Andrea), la quale aveva recato in dote l’immobile. Con Girolamo, nato nel 1530 dal matrimonio di Antonio ed Elisabetta, prendeva avvio il ramo dei Grimani dell’Albero d’Oro, così chiamato in virtù della ‘purezza’ del casato che era giunto a Venezia nel XIII secolo con il capostipite Piero, il cui figlio Servodio fu nel 1296 fra i 300 compresi nella Serrata del Maggior Consiglio.

I Grimani dell’Albero d’Oro daranno alla Repubblica un doge, Pietro (dal 1741 al 1752), già ambasciatore in Inghilterra nel 1710, ove conobbe Isaac Newton e venne fatto socio onorario della Royal Society. A partire dal primo decennio del Settecento Pietro Grimani fece del palazzo un salotto culturale vivacizzato fra gli altri da Andrea Musalo (teorico dell’architettura ‘rigorista’), un circolo dal quale scaturì la singolare figura del gondoliere-poeta Antonio Bianchi.

Bartolomeo Nazari
Ritratto del doge Pietro Grimani. Venezia, palazzo Vendramin Grimani.
Pietro Longhi
Il doge Pietro Grimani in udienza pubblica. Venezia, Museo Correr.
Carlo Orsolini da Bartolomeo Nazari
Il gondoliere-poeta Antonio Bianchi, incisione.

L’edificio rimase stabilmente nel patrimonio della famiglia Grimani fino al 1959, anno della morte di Maria Grimani Giustinian Marcello.
A partire dagli anni ’60 del Novecento, il palazzo venne acquistato dalla famiglia Sorlini di Brescia che si fece carico di importanti interventi di restauro.

Nel 2018, palazzo Vendramin Grimani viene interamente acquisito da una società fondiaria privata di Milano che intraprende un piano di salvaguardia dell’edificio. Gli importanti lavori di restauro e di conservazione restituiscono a palazzo Vendramin Grimani l’antico splendore.

Oggi, palazzo Vendramin Grimani, sede della Fondazione dell’Albero d’Oro, rivendica un ritorno alla sua originaria funzione di salotto culturale con orizzonti internazionali, un crocevia di scambi e di creatività.
La residenza storica infatti si prefigge non solo di essere uno spazio espositivo nel cuore pulsante di Venezia, bensì un luogo in cui gli scambi culturali tra la città e l’estero siano le fondamenta per riscoprire una Venezia insolita, segreta.

Canaletto, Il Canal Grande da Palazzo Corner Spinelli verso il Ponte di Rialto Dresda, Gemäldegalerie Alte Meister

L’architettura e la decorazione

Le vicende dell’edificio, già esistente nel 1365, si possono ripercorrere attraverso la lettura morfologica e tipologica della struttura architettonica, l’analisi delle stratificazioni e le diverse campagne decorative succedutesi in un lungo arco temporale.
Si procede dalle preesistenze bizantine, romaniche e gotiche (visibili nella pianta prospettica di Jacopo dei Barbari del 1500) per approdare alla rifabbrica del primo Cinquecento, voluta dai Vendramin, che fornì l’attuale veste esteriore al palazzo. Successive acquisizioni di fabbricati adiacenti, iniziate nella seconda metà del Seicento, ampliarono il corpo dell’edificio fino a raggiungere nel Settecento il retrostante rio delle Erbe.

Anche la stagione tardo settecentesca interverrà sulla fabbrica con modifiche sostanziali all’organizzazione degli ambienti e al loro apparato decorativo, mentre il XIX secolo contribuirà ad arricchire gli interni con gli affreschi di Giovanni Carlo Bevilacqua, Sebastiano Santi e Giuseppe Borsato realizzati negli anni venti dell’Ottocento.

Giovanni Carlo Bevilacqua
Le nozze di Amore e Psiche alla presenza di Giove. Venezia, Gallerie dell’Accademia, bozzetto per un soffitto di palazzo Vendramin Grimani.
Palazzo Vendramin Grimani
Veduta della facciata sul Canal Grande.
Jacopo de’ Barbari
Pianta prospettica della città di Venezia, 1500, particolare con la casa fondaco dei Vendramin poi Grimani dell’Albero d’Oro.

La committenza e il collezionismo dei Grimani dal Cinquecento al Settecento

Il ruolo della famiglia Grimani appare rilevante anche sotto l’aspetto del collezionismo, a Venezia ma non solo. Questi furono promotori di imprese architettoniche, scultoree e pittoriche a Venezia e nei domini sia di terraferma che d’oltremare. Ricordiamo la villa e i giardini, oggi scomparsi, di Fiesso d’Artico sulla Riviera del Brenta; la chiesa parrocchiale di Masi (Rovigo); la Badia Benedettina nei pressi di Curzola in Dalmazia.

Veduta della Badia francescana di Curzola.

L’Ottocento e il Novecento

Nel 1799 giunse ai Grimani una porzione del cospicuo patrimonio, anche artistico, dei ‘vicini’ Corner di San Polo in seguito alla scomparsa dell’ultimo discendente in linea maschile, Giovanni Corner, la cui figlia Elisabetta aveva sposato Almorò Grimani nel 1782.

Nonostante questo apporto, i rivolgimenti seguiti alla caduta della Repubblica (1797) provocarono la dispersione delle raccolte d’arte con la morte di Almorò avvenuta nel 1812. L’Ottocento e il Novecento riserveranno comunque una nuova stagione al palazzo, con interventi di varia natura che culmineranno con il restauro della facciata avvenuto del 1956.

Marco Moro
Palazzo Vendramin Grimani a San Polo, in G. Fontana, Venezia monumentale pittoresca o sessanta fra i palazzi più distinti e interessanti [...], fasc. n. 14, s.n.t., [Venezia 1846].